TRE COLPI

Ho ancora tre colpi
Quello a salve lo tengo per te
Hai chiuso i tuoi cardini
E hai la calma già spenta da un po’

Credi a tutto solo per poter parlare ancora di noi
E non pensi che se scrivo non lo faccio per te

Respingimi forte
Vedrai quello che non capirai mai
Sentenzia ed umiliami
Avrò quello che volevo da te

Sei la sola stella che si incrina quando brucia di più
Sarai lacrime per gli scherzi della tua ingenuità

Raccogliti in nuvole terse e diventa pioggia per me
So che riuscirai a fraintendere tutto ciò che dirò
Dai sporcami il cuore una volta di più

Acceco i tuoi stimoli
È l’inganno la fortuna fra noi
La ruggine avanza
Ora credo anch’io alle tue favole

Resta da capire con che arma infine mi ucciderai
Sai che è inutile se ti illudi certo mi perderai

Raccogliti in nuvole terse e diventa pioggia per me
So che riuscirai a fraintendere tutto ciò che dirò
Dai sfondami il cuore tu che hai visto dov’è

NIENTE DA AGGIUNGERE

sai bene che non c’è
niente da aggiungere
 
apri il sipario su di te
ti metti in mostra come un re
e cosa importa che tu sia
estro musica e follia
se è illusione e non magia
ti stringo un po’ e volo via
 
ti riconosco l’energia
la forza indoma che dai via
             
ma ciò che conta è solo te
con fede industruttibile
il tuo ego è utile
come un vuoto a rendere
è una storia senza età
raccontata a metà            
 
porti addosso un chissa’ che
un aura indiscutibile            

se il mio orizzonte scompare
dietro nubi gravide
crei distanze tra me e te
incapace a crescere
cambia il vento ma tu no
cresce il vento e tu no

quando vuoi sai esser qui
ma sai anche perderti
dietro piccole bugie
dietro sciocche ipocrisie
e’ la tua malattia
ti stringo un po’ e volo via

L’INDECENTE

Sai che impudenza…
La pretesa di cantare una canzone originale
Ma io me ne onoro ed esco dal coro
Delle voci qualunquiste di morali perbeniste meste e nefaste
E’ differenza o è indecenza?

Io vedevo e stravedevo per la rossa che passava nella stanza quasi fosse una tempesta
ed il cerchio alla testa viene a me
quando penso a quanto è bello cedere
quando penso è la vita vorrei
quando penso voglio stare insieme a lei

Io morivo e arrossivo per la mora che ammiccava a distanza all’altro lato della stanza
ed il cerchio alla testa non va via
già mi sento in odore di follia
Gia’ mi sento è la vita che farei
Gia’ mi sento voglio stare insieme a lei

Non perderei un minuto del mio tempo a fuggire il mio tormento
E sia quel che sia
Sai che euforia il dolore di un amore quando nasce quando muore
Quando cede all’ardore
E’ divertente quello che chiami indecente

Io contavo e ricontavo della riccia ogni riccio un capriccio ogni mossa una promessa
Ed il cerchio cinge tutta la città
In cui trovo 1000 delle mie metà
In cui penso è la vita che vorrei
In cui penso voglio sempre e solo lei

Io non vorrei che fosse male interpretato quel che dico quel che faccio
Ma sai che farei io abbraccerei
Il mondo intero in un amplesso per amore e non per sesso immagina che spasso
E’ inusuale quello che chiami volgare

Io cadevo fra le gambe della vita a ogni discesa una salita ogni notte un’altra amica
sai c’è chi mi taccia oggi di indecenza
perché canto vivo e godo ad oltranza
ma questa è la vita che farei
e ormai lo sai io vorrò sempre e solo lei

IRENE

Irene chiude la porta
lo zaino sul letto
Pochi libri, una felpa e lo stick del rossetto
Un quaderno in cui scrive per non parlare
Nelle orecchie la musica per non ascoltare
Quello che le dice la sua età

Irene allo specchio,
scosta la frangia, ride un momento
ma capisce lo sbaglio
un suono le dice che qualcuno la cerca
lasciate un messaggio, Irene spaventa e di questo si vanta
E rivede la vita degli altri al contrario
Se ti nascondi, vuoi farti trovare

Irene battezza il dolore
allarga le gambe e accende il motore
Spalanca la bocca, alza il volume
Non vuole l’amore… “NON VOGLIO L’AMORE
Con i miei pochi anni, i miei 18 anni ma sono più forte
Dimentica il presente fino a domani

Disegni viola sulle tue braccia
Dei tatuaggi che sembrano macchie
A sporcare il tuo corpo di angelo
Prigioniero del solito angolo
Ma le lacrime valgono niente
Il tuo gridare che incrina i denti
Il sapore della tua rabbia
Chiusa a chiave dentro una gabbia
Con il nero delle tue lacrime
Scriveremo poesie malinconiche
Per poi leggerle solo di notte
Quando il giorno pian piano si fotte…

CARNE E FEBBRE

Non sei passata senza traccia
non sei passata e solo andata
ricordo quell’estate come fosse ora
 
la semplicita’ dei tuoi difetti
l’evidenza degli effetti
della tua pelle sotto gli occhi di noi altri
 
dal cortile l’emozione e poi
sulla soglia senza veli lei
ammalata di vita
e’ carne e febbre lei
 
col suo corpo stretto intorno al mio
e quell’ansia di aversi in noi
cosi’ lontani dal mondo
siam carne e febbre noi
solo carne e febbre noi
 
la tentazione che lavora
il desiderio che divora
ho scommesso e perso sulla mia buona fede
 
e chi e’ senza peccato
forse non ha mai osato
o forse e’ solo il santo che non son mai stato
 
quelle mani incontentabili
di passioni inconfessabili
urlate dentro la notte
e’ carne e febbre lei
 
il desiderio che non puoi fermare
di quella carne che non puo’ aspettare
e trema sulle lenzuola
siam carne e febbre noi
solo carne e febbre noi
 
dal cortile l’emozione e poi
sulla soglia senza veli lei
vestita solo di vita
e’ carne e febbre lei
 
col suo corpo stretto intorno al mio
e quell’ansia di aversi in noi
vestiti solo di vita
siam carne e febbre noi
solo carne e febbre noi
 
e ora che cerco di far luce
e il mio lato oscuro piano si riduce
riaffiora a volte dolce il caldo di quell’estate

FOTOGENIA

Sei carne chiusa in bacheca
avvolta in lembi di seta
cadono dolci sui fianchi
m’ipnotizzano i tuoi occhi bianchi

Caleidoscopio ribelle
bambole di caramelle
per i tuoi sogni violenti
desideri incastrati tra i denti

Lascia che il mio occhio s’apra e si chiuda, s’apra e si chiuda al tuo schiocco di dita
Quello che vedo è soltanto un riflesso che aspetta un tuo soffio di vita

L’amore fatto di carne
La morte fatta di corda
su un palcoscenico verde
ecco l’uomo che si accende e si spegne

Il mondo chiuso in cantina
comunque messo in vetrina
sono i tuoi angeli obesi
a sostener i tutti i tuoi incubi appesi

Lascia che il mio occhio s’apra e si chiuda, s’apra e si chiuda al tuo schiocco di dita
Quello che vedo è soltanto un riflesso che aspetta un tuo soffio di vita

Materia molle e composta
aspetto la tua risposta
mi parli senza rumore
la tua grazia che distrugge il pudore

Un mattatoio barocco
pedine pronte allo scacco
Un’implacabile morte
trionfante nelle sue calze corte

Lascia che il mio occhio s’apra e si chiuda, s’apra e si chiuda al tuo schiocco di dita
Quello che vedo è soltanto un riflesso che aspetta un tuo soffio di vita

Cielo e terra allo specchio
cancello dell’universo
un orologio dipinto
spettatore dentro un sogno infinito

Eterni istanti d’argento
sfumati in schegge di tempo
altari per sacrifici
ricavati in squarci tra gli edifici

Lascia che il mio occhio s’apra e si chiuda, s’apra e si chiuda al tuo schiocco di dita
Quello che vedo è soltanto un riflesso che aspetta un tuo soffio di vita

LA DAMA DEL FIUME AZZURRO

Un borgo a tinte seppia e di fronte il ponte Vecchio
Col Ticino placido a far loro da specchio
Ti guardano passare nella tua danza immobile

Il tuo portamento regale e irriverente
Seguito ad ogni angolo dagli occhi della gente
Rapita e affascinata svanire nei vicoli

Tra preghiera e tormento
Cattedrali scolpite dal tempo
Ai satiri allunghi la mano
In un gesto tra sacro e profano

Dentro i vicoli stretti
lastricati dal cranio dei teschi
ti inseguo tra oscuri meandri
in cui la mia mente ti perde

Riconosco la tua voce nelle risa dei monelli
Si inseguono le rondini nei tuoi capelli
All’ombra delle torri che svettan fino al cielo

Ricordo passeggiate nel cuore della notte
Danzando lungo i viali schivando foglie morte
Al dolce sciabordare cantato dal naviglio

Sono stato sedotto
Da una donna che a stento conosco
Sei altrove e ti sento lo stesso
il nostro futuro è adesso

Perderemo le notti
in osterie tra risate e singhiozzi
Poi svanisci e diventi un sussurro
Sei la Dama del Fiume Azzurro

Alla corte di un re longobardo
In un riflesso mi abbaglia il tuo sguardo
La sua sagoma infesta i miei sogni
Lei seduce tutti i miei bisogni

GUENDALINE

Perso a Barcellona
un boccale secco mi fa compagnia
e forse oggi parlerò di te amor
o del caldo fottuto che fa quaggiù
sì il sole picchia e tutto è in fiamme
ma la mia mente è immobile ed il mio cuore in panne

hey ero qui anche ieri sera
porta un altro giro Guendaline
qualcosa che possa consolare questo gatto randagio in fuga
porta un altro giro Guendaline
Guendaline

Barcollo fuori in Ros de Olano
ma so benissimo quel che accadrà
il mio danzare ramingo conduce altrove
a qualche astuta gattina
oppure ancora a bere

hey ero qui anche ieri sera
porta un altro giro Guendaline
qualcosa che possa consolare questo gatto randagio in fuga
porta un altro giro Guendaline
Guendaline

LE CONFESSIONI DELL’ARCANGELO GABRIELE 

Scarna piuma di polvere sento vibrar la tua voce
Questa notte atroce ha schegge di vita per noi

Angelo chino sei grigio dietro un sipario di cenere e fumo
Ascolterò per capire mentre la piazza si macchia di foglie
Spietato il vento accompagna i ricordi e mi suggerisce le rime
Sciogli la voce che ti gela in petto e raccontami la tua ruggine

Vedi amusico frivolo taccio una vita divisa la mia pelle è incisa
Dal cuore, dal sangue e dal tempo

Ero uno scudo un padre al contrario un alchimista di umori
Un monaco con un rosario a tamburo e preghiere col silenziatore
Incise su una piastrina che porto al collo in segno d’onore
L’orrore vissuto non mi può scalfire e a lungo ho imparato ad amarlo

Ma dimmi come interroghi i sensi quando perdi i tuoi occhi nel cielo
Il tuo sguardo severo si accende quando parli di lei

La gabbia di sabbia era aperta e due belve annusavano il sangue nell’aria
La mia gamba pianse dolore lei cadde in silenzio quasi a chiedere scusa
Cavalcai la rabbia e scovata la tana composi un assolo di lama
Ebbero nuovi occhi che piansero rosso pur restando chiusi

Sulle rive di un lago riposi il tuo animo inquieto
Il tuo mondo segreto si muove su ali di falco

Quanto varran le medaglie di fuoco che a grappoli porti sul cuore
Rispetto agli affetti lasciati per strada e ai legami strappati con furia
Scomparirai ai primi lampi dell’alba lasciandomi solo il ricordo
Questa canzone è uno scrigno di note e tu sarai il mio gioiello

UNA CASA PER SPAZIO

Pavia che si ritrova in piazza
Da lì parton le compagnie
Pavia descritta a pennello con “due discoteche e 106 farmacie”

Pavia che cancella un ricordo
Una sua parte d’identità
Provate di strappare un lembo di anima dalla vostra città

Spazio ha portato a Pavia il rock & blues da ogni parte del mondo
e quei cantautori poeti dal cuor vagabondo

Vivaio per giovani folli che alla musica fanno la corte
col cuore sul palco per farlo suonare più forte

Punto di riferimento per generazioni intere
Che adesso si sentono un po’ prese per il sedere

Qualcuno da dentro il palazzo
Poco prima di andare in pensione
Pensa sarebbe perfetto andarsene in mezzo ad un polverone

Contestano alcuni permessi
Che gli stessi avevan firmato
Sembra sia un paradosso ma questo è davvero quel che è capitato

Così dopo più di 30 anni e una storia di tutto rispetto
Spazio si chiude forse anche un po’ per dispetto

Il comune messo alle strette, non sa più che pesci pigliare
tergiversa su immobili pubblici da ridestinare

Intanto ogni giorno che passa, si chiude un altro locale
e mentre succede la gente rimane a guardare

Io nel mio piccolo chiedo e lo chiedo con il cuore in mano
che questo mio appello non sia stato cantato invano

Mi son dilungato un po’ troppo e dell’ascolto ringrazio
Io chiedo rispetto per tutti e una casa per Spazio

CANZONE DAL BALCONE

E venne la quarantena
Che le strade si prende e lascia vuote le vie

E noi musici col cuore in mano 
E noi musici ad aprire le finestre per voi
Per consolare le vostre giornate 
Per riempire con la musica queste strade vuote 

 

Quanti Applausi dei vostri balconi 
Come a Natale siete tutti più buoni 
E che bello vedervi contenti nonostante le ansie un poco più sorridenti

Resistete amici 
Tornerà presto la normalità
Tornerete ai vecchi costumi ad alzar la voce se non abbassiamo volumi
A considerarci poco più che straccioni/beoni sfaccendati inutili come le nostre canzoni

Ma noi musici col cuore in mano 
Non apriremo le finestre di meno 
E torneremo a riempire di note 
Locali deserti come queste vie vuote